Armonia e Dissonanza
L’architettura è la forma d’arte per eccellenza in cui è profondamente infuso il senso del progettare, costruire, inventare e quindi realizzare la bellezza. E i materiali primari che ogni architetto ha in mano sono le idee, l’immaginazione, gli spunti che derivano dalla realtà o dal contesto che lo circonda. I mezzi sono invece le linee, le figure geometriche, gli angoli, le curve, le figure solide, le leggi della geometria; ma ormai, e ciò è visibile nelle più attuali realizzazioni, crea bellezza anche ciò che contraddice la geometria e l’ordine, ciò che crea ma anche ciò che distrugge l’armonia delle forme e dei colori. La ricerca della bellezza nelle opere architettoniche passava, per Vitruvio, dalla definizione di canoni, proporzioni, forme naturali che trovavano rispondenza nell’assetto dei templi, nella distribuzione delle colonne, nel proporzionamento di basamenti, scanalature, anuli e capitelli: foglie d’acanto disegnavano colonne in cui anche l’entasi creava effetti ottici di perfezione ed armonia. Oggi è anche la dissonanza, la frammentazione, l’irregolarità delle forme ed il loro combinarsi in effetti spesso sconvolgenti e provocatori a creare in tutti noi spettatori, ma anche attori partecipi di ciò, la sensazione della bellezza. La complessità non si risolve necessariamente nella uniformità e completezza di un oggetto architettonico, ma spesso si dipana nella molteplicità e diventa così essa stessa spettacolo e bellezza. Nel frammento si ritrovano le tracce del tutto, si comincia a leggere la forma nella sua interezza, secondo un percorso di narrazione e comprensione dell’opera.
Nel Rinascimento l’architetto volle ricercare e scoprire le leggi dell’armonia e della bellezza dell’arte antica. Riscoprì le proporzioni, gli ordini classici e disegnò con essi le opere più perfette e armoniche che si possano osservare. Brunelleschi nella Loggia degli Innocenti e nella chiesa di S. Spirito a Firenze combinò in una rara eleganza le proporzioni dell’arco e della colonna, le paraste organizzarono dicromi spazi e cappelle. E’ in questo che si può ritrovare il concetto di venustas? Dobbiamo tornare a combinare spazi, linee, volumi secondo i principi di una classicità che possiamo ancora leggere nei centri storici, nei più antichi e significativi monumenti della storia della nostra civiltà? In molte delle realizzazioni architettoniche più attuali, pur nella maggior semplicità della realizzazione formale, molti di questi concetti sembrano ritrovarsi e riecheggia l’armonia spesso dimenticata. Less is more diceva Mies van der Rohe, ma nelle sue opere come in quelle del Modernismo, la semplice bellezza e perfezione del tempio classico greco sembra ritrovare echi e rimembranze. Ma il colore, la plastica essenza dei materiali, ritornano presto nell’architettura e se ne reimpadroniscono, dalle note pure dei quadri di Mondrian e Klee, dalla purezza del bianco, alla naturalezza del grigio del cemento, sino ad oggi quando si riscoprono le accese tinte di Jean Nouvel nel Museo del Quai Branly a Parigi, le trine della facciata dell’Institut du Monde Arabe. Perciò oggi sono bellezza sia le architetture candide e vetrate, fatte di linee sinuose e minimali di SANAA, come le porosità delle architetture di Steven Holl, l’asimmetria delle figure geometriche di Tadao Ando o dei volumi di N.Foster , come la regolarità della successione seriale ed uniforme, ingrediente delle architetture che più trovano rispondenza nel nostro passato e nella nostra storia. Specchi vetrati, superfici curve e ondulate che abbracciano ampi volumi sono anch’esse la bellezza di talune attuali realizzazioni. E’ la semplicità di alcune forme che ci consegna il silenzio, la muta contemplazione, similmente alla maestosità di alcune cattedrali gotiche. Se l’asimmetria, il frammento, la contraddizione di taluni particolari nelle architetture contemporanee, riempe ora molta architettura del cosiddetto decostruttivismo, la rende dissonante e sorprendente, anche questo è spettacolo, è bellezza per il cittadino che vive la sua realtà quotidiana in un città dove nascono queste nuove cattedrali, ma dove anche la residenza è realizzata in forme più insolite e particolari.
Qual è il futuro di chi progetta, cercare di realizzare ancora e sempre bellezza nel confronto con la attualità della nostra realtà e delle nostre esigenze di uomini del XXI secolo. La bellezza ci accompagna e informa la nostra vita, la riempie di una nuova ricerca nell’arte e nella architettura. La cerchiamo nei centri storici, possiamo trovarla anche nelle nostre periferie più nuove, e ancora scoprirla nei nostri schizzi, nella ricerca di linee e forme nate dalla nostra matita in un giorno come questo, come tanti.
martedì 23 marzo 2010
Armonia e dissonanza
giovedì 11 marzo 2010
commento della lezione 4 del corso di progettazione assistita
L'architettura contemporanea ha recuperato il concetto di simbolo e di rappresentatività, ma questo concetto è tuttavia adoperato in chiave democratica: nuovi musei del mondo nascono all'insegna di un aspetto di metaforica presenza che recupera e valorizza le caratteristiche dei luoghi e i bisogni e la cultura delle persone.Pur tuttavia anche nel passato questa idea era presente e non soltanto nelle cattedrali gotiche e romaniche, ma anche nelle architetture più rappresentative dei maestri dell'architettura moderna come Mies Van Der Rohe e Le Corbusier.
http://www.youtube.com/watch?v=4YL3nkyPaNk
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